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Improbabile trasferimento di coscienza

pubblicato il 3 Gennaio 2019 by
categoria scienza

premessa doverosa: attualmente abbiamo già la possibilità di registrare tutta la memoria di un singolo individuo; è bastante collegare una videocamera che segue l’individuo, da quando nasce a quando muore, e il “gioco” è fatto, poi dovresti prendere quelle registrazioni e farle percepire (accelerate, per ovvie ragioni) ad un altra persona, ipotizziamo un bambino… Il problema in questo metodo, scritto in modo generalistico, è che non puoi in alcun modo trasferire la coscienza che registri.

sembra una frase strampalata, ma la coscienza di trasferimento è indispensabile. se ti inietto un potente sedativo da cui non puoi svegliarti per 3 ore, e in quelle 3 ore ti sposto da un luogo ad un altro, tu non hai alcuna coscienza di quelle 3 ore, poi ovviamente riprendi coscienza, e la coscienza ricomincia ad essere dopo le 3 ore.

il problema è che nella tua coscienza, se la duplichi, anche con un metodo più avanzato di quello scritto semplice nella premessa, non è possibile anche duplicare la coscienza di trasferimento, perché non c’è. Dato che sei tu quella coscienza, e quel momento (e l’essere consci di quel momento) è proprio fondamentale per trasferire coscienza, presumiamo che trasferire coscienza è impossibile.

se poi consideriamo che l’essere umano non è soltanto ricordi, ma un insieme di variabili così complesso da non potere essere raccolto in un “contenitore di informazioni”, neppure con dei super computer, capisci che è pressoché impossibile, trasferire coscienza, proprio perché relegata al corpo fisico carnale e al cervello dell’individuo.

non dimenticare questa realtà: il sistema nervoso, è ramificato in tutto il corpo e collega il corpo al cervello (e anche alla coscienza, che è possibile mediante il funzionamento del cervello).

anche ipotizzando un “Dio creatore dell’universo che tutto può”, non può duplicare la tua anima duplicando anche la coscienza di trasferimento, perché dovrebbe continuare a duplicare, e risulterebbe essere un collegamento (non un trasferimento); poi ovvio, se l’anima è qualcosa che fluttua nel nulla, il discorso cambia, ma se così fosse, perché non riconosciamo in alcun modo i morti come trasferiti, e perché non ci riconosciamo in essi (i morti) come rinati? retorica

ne deduciamo ovviamente, che soltanto l’immortalità del nostro corpo permette di preservarci come persona singolare (memorie, sensazioni, struttura corpo-mente, coscienza).

l’immortalità del nostro corpo funziona correttamente in ogni essere umano sino ai 30 anni, dopo quel momento d’eta (circa), iniziamo a invecchiare e la vecchiaia ci conduce alla morte, la vecchiaia altro non è che il funzionamento della nostra immortalità che smette di funzionare ogni giorno sempre di più.

Io mi impegnerei più su questo che in ipotetici, e pressoché impossibili, trasferimenti di anima/coscienza.

conclusione etica: sta di fatto che la mortalità è un concetto prettamente umano, perché l’essere umano considera come molto importante la memoria, la storia, il ricordo, mentre qualsiasi altro animale no. l’essere umano prende qualcosa di naturale (la memoria), distorcendolo (il più delle volte in modo errato) con il presupposto di preservarsi (non preservandosi, perché non ha coscienza di quella preservazione).

la coscienza è fondamentale a determinare come individuo un essere vivente, se non può più essere cosciente, non è senziente, e dunque non è un individuo con una propria volontà. questo è un acceso dibattito sull’eutanasia, ma questi dimenticano la potenzialità di ricostruzione celebrale. poi ovvio, mantenere un paziente in vita (vegetale) è costoso, il più delle volte non si risvegliano, eccetera.

ma qui si sta scrivendo di preservare, non di spegnere. dunque, se una persona vuole preservare il proprio Io psicologico (e annesse funzionalità senzienti) dovrebbe puntare sul mantenimento dell’individuo, anziché sul trasferimento di coscienza.